IL REGNO DI DIO, NON QUELLO DELLE TENEBRE
“Se voi apparteneste al mondo, il mondo vi amerebbe come suoi”
Se a livello globale l’ordine sociale, riferimento inteso come valore positivo assoluto, che tale in realtà non è – un giusto conflitto è considerato elemento moderatore e di crescita – fosse invece in realtà un “disordine” organizzato, a cui siamo docilmente avvezzi e che ci viene imposto per consuetudine acquisita, a tutto vantaggio di un’élite dominante, a quale modello si tenderebbe allora realmente?
Sono infatti frequenti e ripetuti, da voci tra loro apparentemente inconciliabili per natura ed appartenenza, i richiami alla necessità ed all’urgenza, accentuata dalla grave crisi sociale ed economica globale causata dalla pandemia in corso, di riformare l’esistente a favore di un “nuovo ordine mondiale”.
Come se il mondo, di base, ne avesse uno, superato e da rifondare e non si trattasse in realtà del caos in salsa liberale diffuso ovunque e reso sistema, come un virus ben più insidioso del Covid19, volto a preservare il capitalismo speculativo finanziario che, indisturbato, realmente ci governa, a tutela del primato di un insaziabile mercato globale incontrollato assunto a paradigma dell’organizzazione umana.
Tra queste voci distoniche, ma convergenti, ci si può interrogare se valga realmente la pena cercare le distinzioni, di origine e di fine, ma ciò non muterebbe comunque il grave quadro attuale d’insieme e le sue infelici ed inquietanti prospettive.
Ciò diviene del tutto evidente se osserviamo la realtà da una prospettiva di fedeltà cristiana, oggi più che mai necessaria da riscoprire.
Ed a tale riguardo c’è un dato endemico strutturale non ignorabile, impossibile da trascurare.
La Chiesa, umanamente organizzata, ha finito con l’essere, fino ai massimi livelli, simbioticamente unita alle gerarchie civili al punto da meticciarsi, perdendo smalto e profezia, con la pseudocultura di un tempo debole dell’inganno.
L’apertura dovuta al mondo ha finito con l’essere, complice l’offuscamento del sacro e le umane fragilità, una pericolosa omologazione di fatto al pensiero unico dominante che, per sua natura, cadute anche le ideologie di un tempo, è pensiero “liquido”, soggettivo ed individualista, marcatamente relativista e mercantile.
Il contagio è esteso alla stessa Chiesa struttura ed a numerosi suoi ministri che, mal interpretandone il reale significato, spesso rifiutano anche l’appellativo di sacerdoti a favore del più laico “preti”, divenendo poi spesso l’equivalente di meri funzionari del culto aperti al sociale, messaggeri di campagne orecchiabili ma dalla genesi e finalità reali dubbie, a svantaggio dell’essere il giusto tramite col divino, sdraiandosi così sul versante dell’attualità militante anziché ergersi, quale compito preminente, verso l’altro e l’oltre.
La Chiesa ha così accettato, dandolo per segno necessario di adeguamento ai tempi, di snaturare se stessa, perdendo così la sua prerogativa vitale e la ragion stessa d’essere, quale unica realtà umana volta per scopo all’eternità. Ha continuato a parlare ai poveri ed agli emarginati, ma lo fa spesso dai club illuminati e dai salotti della finanza, se non dagli organismi internazionali in mano al potere degli Erode del tempo.
Questa è la Chiesa statalista, che piace al potere. E’ libera di occuparsi di carità, di immigrati forzati quale mano d’opera necessaria ai potenti e di opere assistenziali in genere, divenendo quella Ong che pure non vorrebbe essere, ma il suo Dio se lo deve pregare in privato, chiudendo le Chiese a comando, riconoscendo così che l’Eucarestia non è il centro della vita cristiana, ma un rito memoriale privo di mistero e presenza reale, opzionale e facoltativo. Diviene così la premessa, gradita al potere costituito elitario, di una nuova religione umanitaria indifferenziata, utile al sistema.
Non sarebbe infatti tollerata una Chiesa libera, che abbia a cuore Cristo e il suo Vangelo e che sproni le persone a vivere la libertà propria dei battezzati. Il potere non ha mai amato la Chiesa, se non sottomessa. Una Chiesa che piace al potere non è però la Chiesa del Dio dei cristiani e Cristo non vorrebbe una Chiesa rintanata in sacrestia, per qualsivoglia preoccupazione o timore.
Se avessimo ancora la capacità di profezia che ci compete e ci sarebbe propria, non daremmo per acquisiti modelli sociali parziali e difettosi, che producono guasti planetari, causano miliardi di marginalizzati se non di esclusi a vantaggio di esigue minoranze e delle loro lobby.
E allora, davvero, non parleremmo di “nuovo ordine mondiale”, caro al potere “regnante”, persino auspicandolo, ma guarderemmo con forza e con fede ad un ordine mondiale “nuovo”, questa sì vera “lieta notizia” sociale cui tendere realmente, oggi più che mai.
Alessandro Piergentili