ITE MISSA EST

Non succeda mai più, né più taceremo.

Farsi chiudere le porte delle chiese, luoghi del sacro considerati un tempo inviolabili in nome dell’asylum Dei, è di una invadenza irrispettosa inaudita da parte di chi esercita il potere,  a dimostrazione di un’ignoranza, del divino e dell’animo umano, che ha precedenti solo ai tempi della barbarie giacobina.

Il motto libera Chiesa in libero Stato, caro ai massoni fin dall’unità d’Italia e all’ideologia liberale che ne fu alla base, la cui naturale mutazione, il liberismo, è tra i mali peggiori del tempo, ha portato povere persone che si dimostrano invero modeste a esercitare con arroganza il poco potere formale loro attribuito, sa Dio da chi e perché.

Le marionette sulla scena del tempo, i cui fili sono certo tirati dalla plutocrazia pretesa illuminata, dimostrano così la loro pochezza nell’infrangere il cuore stesso dell’essere umano.

E quel che di male si fa ad un uomo in buona “fede” si fa all’umanità intera!

Fondati su  una base incerta, mai nemmeno personalmente eletti, circondati da prodotti spuri del varietà sociale se non televisivo, queste comparse del tempo giocano al “grande fratello”, investiti di un ruolo che potrebbe essere interpretato con serietà, se non divenisse così invece comico, o persino tragico.

Per i credenti, chi guarda a Dio ed al Dio cristiano in primis, la partecipazione ai sacramenti ed alle liturgie è un fatto realmente esistenziale, non meno importante del mangiare e del bere, o dell’andare dal tabaccaio.

La Santa Messa non è una recita, nè cinema nè teatro, con buona pace dei protestanti di casa nostra e non può essere seguita in differita o tramite i media, ma è l’incontro con Cristo, vero e vivo, al quale partecipare, è infatti elemento essenziale della propria stessa ragion d’essere e di vivere.

E accostarsi alla Santa Comunione è allora vitale e non un fatto devozionale che si possa surrogare virtualmente.

Non si pretende certo che chi non ha fede possa comprenderlo naturalmente, ma una normale intelligenza e media conoscenza dell’essere umano dovrebbe aiutare in questo.

In difetto vale il principio che davanti a leggi ingiuste il cristiano si alza in piedi e si oppone, con civiltà e compostezza, ma con tutto il rigore necessario.

Se segno della fedeltà  cristiana è il non essere graditi al potere è il momento di ricordarsene e di essere coerenti con se stessi, la propria storia, la propria identità e alterità, la stessa missione.

Non abbiamo avuto paura dei leoni, non ci siamo fatti piegare da Valeriano, Diocleziano e Nerone, abbiamo superato campi di prigionia e gulag, durante l’epoca moderna in Giappone i cristiani venivano crocifissi in pubblico, siamo stati costretti alla clandestinità da regimi dispotici e dittatoriali di ogni genere e le persecuzioni continuano ancora oggi in Africa come in Asia.

Si stima che tuttora siano circa trecento milioni i cristiani perseguitati nel mondo e alcune migliaia ogni anno i morti per ragioni della fede.

Ora, nell’Italia del coronavirus, questo flagello biblico su cui interrogarsi realmente a fondo con verità e giustizia, si è fatto un lavoro che appare scientifico, più pulito e ferale.

Con l’atomica virale è stata spazzata via, di colpo e senza alcuna resistenza, la vita e la pratica di fede dalle nostre città, paesi e campagne.        Sono stati dissolti duemila anni di cristianesimo, nel silenzio assordante di una pretesa collaborazione all’emergenza.

Ma lasciate che lo Stato pensi ai suoi morti, par di sentire il Cristo dei Vangeli e venite a me, voi che siete stanchi e – parole Sante – oppressi!

La separazione del potere religioso da quello politico e temporale, che nei salotti benpensanti odierni e nei loro club d’élite illuminati si vorrebbe come una frattura incolmabile a tutto vantaggio del secondo, cui solo spetterebbe agire e legiferare in assoluta autonomia, persino contro la vita umana e la sua inviolabile dignità quando contrarie al mercato ed alle convenienze, è una iattura da misconoscere, i tempi sono maturi ed il vaso è colmo.

Tra Dio e Cesare non c’è infatti alcuna cesura, ma una separazione funzionale, in cui Dio solo è però il vertice dell’azione umana in ogni tempo e suo è il primato.

Se ne rendano conto e se ne facciano ragione gli Erode del tempo.

Altrimenti entreremo in Gerusalemme e nei loro templi, ma non per pagare i tributi o far loro omaggio.

 

Alessandro Piergentili

 

 

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