NEOCHIESA, LA FEDE AL BIVIO

Domenica 29 agosto 2021

Un’apocalisse sarebbero le letture odierne per la neochiesa in lattice, gel e mascherina, in chi avesse ancora un cuore “di carne”, quello sì, capace di novità.     

San Giacomo, senza ombre, ammonisce infatti i cristiani a “non lasciarsi contaminare da questo mondo”. E non parla di virus.     La sua è la Chiesa di chi i lebbrosi del tempo, privi di ogni pass sociale, li accoglieva senza paura a braccia aperte, abbracciandoli fisicamente alla faccia del distanziamento, andando persino a cercarli.            

E San Marco, nel capitolo 7, ci mostra Gesù scagliarsi contro il formalismo igienico dei presunti benpensanti e religiosi del tempo e ci insegna, perché non lo sappiamo più, che l’impurità di cui aver realmente paura è quella che proviene da noi e non dall’esterno.

Soprattutto ci ricorda che per un cristiano la vera preoccupazione è la salvezza dell’anima, non la vuota e perdente difesa del corpo perché davvero “chi vuole salvare la sua vita la perderà”.

Da quando nella Chiesa è penetrato il vero virus di cui aver timore, quello dell’eresia umanitaria divinizzata, con molti suoi rappresentanti divenuti sodali delle élites pretese illuminate, questa Chiesa si è seduta, in senso letterale, nei principali consessi ed organismi del governo mondiale e non solo professa, nei fatti, una religione eretica umanitaria (Cristo è lontano 2mila anni per molti di loro) ma soprattutto è divenuta parte integrante del sistema di governo globale, col quale si manifesta utile ed intonata.             

Avversati dal mondo e perseguitati sono inevitabilmente i testimoni fedeli di Cristo sparsi sulla Terra, che restano scandalo agli occhi dei potenti e stoltezza per i falsi sapienti, ma l’istituzione è contaminata in profondità.

Perso il lievito, finito il sale, la neochiesa edulcorata parla di misericordia praticando l’intolleranza e annuncia l’uomo sostituendolo a Cristo.

Ecco che allora, perché ciò avvenga, Cristo deve uscire dall’Eucarestia, che nella protestantizzazione in atto diventa solo memoriale ed anziché comunicarsi col Sacro, si attinge al pane, con fare culinario.

A processioni e preghiere di guarigione, nella certezza del primato divino, si vanno sostituendo mascherine e guanti, perché il virus invisibile esiste, Dio è invisibile e chissà.

E l’acquasantiera, fonte di grazia per millenni persino nei secoli della lebbre, della peste e dell’hiv, è stata svuotata e riempita di gel igienizzante, sacramentale in cui crede la nuova religione terapeutico sanitaria.

Non è dato sapere se Cristo al suo ritorno troverà ancora la fede sulla Terra né se potrà accedere per verificarlo, a meno che non si doti di un “lasciapassare” od almeno di mascherine, ma di certo il culto del virus non è esattamente quanto ha raccomandato a Pietro.

Alessandro Piergentili

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